- BY ISSIMO
- Ottobre 27, 2023
Sono tante le grandi donne italiane che hanno lasciato un segno indelebile nella cultura moderna. Monica Vitti. Margherita Hack. Rita Levi-Montalcini.
Ma c’è una figura meno conosciuta – a meno che non lavori nel campo del design e dell’architettura – che ha avuto un impatto altrettanto fondamentale: Gae (Gaetana) Aulenti.
Spesso descritta come “l’architetto geniale”, la creativa è stata, per gran parte della sua carriera, la donna più influente in Italia in un settore dominato principalmente dagli uomini, nonché una pioniera del design industriale, degli arredi di interni e delle mostre.
La sua vita, il suo stile e i suoi successi l’hanno resa una pioniera nel suo campo, ed è per questo che abbiamo deciso di dedicarle la nostra attenzione questa settimana. E se ti senti ispirato da ciò che leggi, puoi sempre fare tua un po’ della creatività di Gae con i nostri occhiali da sole ISSIMO x L.G.R – il nostro personale omaggio all’incredibile architetto e ai suoi caratteristici occhiali rotondi.
L’inizio luminoso dell’architettura italiana
Nata nel 1927 a Palazzolo dello Stella, in Friuli-Venezia Giulia, il percorso di Gae Aulenti verso la celebrità architettonica è stato segnato dalla determinazione e dalla volontà di ribellarsi al desiderio dei genitori di diventare “una brava ragazza della buona società”.
Prosegue gli studi al Politecnico di Milano, dove diventa una delle poche donne della sua generazione a laurearsi in architettura (è una delle due sole studentesse in una classe di 20 persone). Il motivo per cui si è iscritta è che considerava “l’architettura una professione utile“, soprattutto nell’Italia del dopoguerra. Aveva ragione: il suo lavoro avrebbe contribuito a rinnovare l’architettura del Paese e dell’Europa in generale.
Dopo la laurea, nel 1954, Aulenti collabora con la rivista Casabella ed entra subito a far parte del movimento “Neo Liberty”, che spinge per una rinascita delle tradizioni architettoniche locali e per l’espressione individuale, che lei persegue in tutti gli aspetti della sua vita, dalla carriera al guardaroba. Come ha detto una volta a Women’s Wear Daily: “Quando è di moda il rosso, sento il desiderio irresistibile di vestirmi di verde”.
Showroom Olivetti. Parigi, 1967. Foto di M. Rolly
Le sue capacità e le sue visioni attirano presto l’attenzione di alcune delle più grandi istituzioni e aziende italiane dell’epoca. Fiat e Olivetti le commissionano showroom in Italia e all’estero, la Scala di Milano le chiede di progettare scenografie e gli italiani più facoltosi la ingaggiano per le loro ville private.
Nel frattempo, Aulenti sviluppa anche una predilezione per il design di oggetti, molti dei quali finiranno per diventare status symbol, nonostante lei non sia affatto interessata alle mode e alla fama. È stata l’artefice del Tavolo con ruote e della lampada Pipistrello, icone del design ancora oggi ambite e considerate classici dell’arredamento del XX secolo.
Gae Aulenti con la sua creazione: la lampada pipistrello
Per tutti gli anni ’60 e ’70 ha prodotto anche pezzi evergreen per le principali case di design milanesi, da Knoll e Kartell, a Zanotta, oltre all’illuminazione per Artemide, Stilnovo e Martinelli Luce.
Ma ciò per cui Aulenti è forse più conosciuta è la sua spettacolare trasformazione, a partire dal 1981, della stazione ferroviaria Gare d’Orsay di Parigi nel Musée d’Orsay, inaugurato a Parigi nel 1986. Questo progetto è stato il più grande e il più controverso, trasformando la sala centrale, una grande rimessa ferroviaria con volta a botte illuminata da lucernari ad arco, in uno spazio espositivo aperto con materiali industriali moderni, dalle pareti divisorie in rete metallica ai nuovi muri in pietra grezza.
Non tutti hanno apprezzato il contrasto tra il vecchio e il nuovo, ma Aulenti, nel suo tipico stile, non sembrava preoccuparsene. “La stampa è stata molto scortese”, ha detto in un’intervista qualche anno dopo l’apertura. “Ma 20.000 persone al giorno fanno la fila in attesa di entrare”.
Palazzo Grassi, Venezia.
Questo approccio contrastante tra tradizione e modernità – quello che lei chiamava “doppia ambiguità” – ha definito gran parte del suo portfolio, che oltre al Musée d’Orsay comprende anche la ristrutturazione di Palazzo Grassi a Venezia, la progettazione delle gallerie della collezione permanente del Centre Pompidou a Parigi, del Palacio Nacional a Barcellona e, negli ultimi anni della sua carriera, l’ideazione dell’Asian Art Museum di San Francisco.
In tutti questi anni, ha mantenuto una posizione fiera e indipendente sul proprio stile. “Se piaci a tutti, significa che c’è qualcosa che non va”, si è sempre detta.
Eppure, a 11 anni dalla sua scomparsa, avvenuta nel 2012, nel mondo dell’architettura sembra esserci unanimità su quanto Aulenti sia stata importante per il settore.
È possibile che Aulenti sapesse che sarebbe successo: “Quando si viene criticati per qualcosa, è meglio aspettare due o tre anni e vedere”, ha detto una volta. Anche in questo caso, non avrebbe potuto avere più ragione.
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