
Il panettone e il pandoro saranno anche considerati i protagonisti del Natale italiano, ma questi dolcetti sono altrettanto buoni
Pandoro e panettone sono i dominatori indiscussi del Natale italiano.
Sono il nostro dolce e la nostra colazione per tutto il periodo delle feste, il dolcetto perfetto da servire a metà pomeriggio quando si viene a giocare a Monopoly, il grande unificatore delle famiglie italiane da nord a sud.
Ma, caro lettore, sono solo una piccola parte del vasto repertorio italiano di dolci a tema natalizio.
Siamo un Paese noto per vivere la vita al massimo, e questo vale anche per ciò che mettiamo sulle nostre tavole durante le feste.
Perché limitare la scelta del dessert a due soli elementi sfiziosi, quando possiamo escogitare innumerevoli modi per rendere la fine del pasto ancora più piacevole?
Di seguito, abbiamo raccolto cinque delizie italiane che potrai trovare nel Bel Paese in questo periodo dell’anno.
Fantasiosi, zuccherini e assolutamente coinvolgenti, saranno un’ottima aggiunta al tuo prossimo banchetto di Natale.
Struffoli
DOVE TROVARLI: A Napoli e in Campania in generale
Conosciuti anche come “palline di miele”, gli struffoli sono croccanti palline di pasta dolce fritte e ricoperte da una glassa di miele e da colorati confettini o frutta candita.
A forma di corona o di piramide, sono un must di ogni pranzo tradizionale napoletano.

L’origine del loro nome potrebbe derivare dal greco strongoulos, che significa “arrotondato” (lasciando intendere la possibilità che siano stati effettivamente inventati lì), anche se altri ritengono che i pasticceri napoletani si siano ispirati a un dolce spagnolo, le piñonate, per crearli.
Altri ancora attribuiscono il nome al verbo strofinare, riferendosi al gesto che si compie durante la preparazione di questo dolce.
In ogni caso, sono terribilmente appetitosi e anche molto facili da preparare a casa.
Panpepato
DOVE TROVARLO: In Umbria, Toscana, Emilia-Romagna e Lazio
Il panpepato è un tortino tondo, denso e scuro, costellato di frutta secca e noci, delizioso proprio come sembra.
Prende il nome dalla generosa dose di spezie inclusa nella ricetta, proprio come la maggior parte dei dolci tradizionali italiani del Rinascimento.

Le sue origini risalgono però al Medioevo: fu allora che la frutta secca e il miele cominciarono ad essere incorporati nei prodotti dolciari, forse a seguito delle influenze culinarie arabe, e che iniziarono a comparire le prime versioni di panpepato.
La presenza di ingredienti così ricchi e golosi ha fatto sì che il panpepato diventasse rapidamente un simbolo di ricchezza e prosperità e oggi rimane un dolce speciale per le occasioni speciali, come il Natale e il Capodanno.
Esistono diverse varianti a seconda della regione in cui ci si trova: nel Lazio a volte viene aggiunto il liquore al caffè, mentre nella città toscana di Siena il panpepato viene chiamato panforte, che deriva dal latino fortis, che si riferisce al sapore piccante.
Buccellato
DOVE TROVARLO: In Sicilia
Dolce natalizio per eccellenza della Sicilia, il buccellato è una pasta frolla ripiena di fichi secchi, cioccolato e altra frutta secca.
Questo dolce a forma di anello prende il nome dal latino buccellatum, ovvero pane, che si è trasformato in un pane a forma di ciambella che gli imperatori romani offrivano al pubblico durante le feste, i giochi e i combattimenti dei gladiatori.
In seguito, è stato associato alla celebrazione delle celebrazioni familiari e tradizionalmente scambiato come regalo tra parenti in segno di fortuna e prosperità.

Le sue origini non sono strettamente siciliane: anche se completamente diverso, è stato il buccellatum della città toscana di Lucca – un pane dolce autunnale ripieno di uva sultanina o uvetta risalente al Medioevo – a ispirare la versione siciliana, in quanto una comunità lucchese stabilitasi a Palermo iniziò a farcire il buccellato con frutta secca e, sotto la dominazione araba, cedri, zucche, mandorle e fichi secchi (la storia italiana è complicata).
La pasta frolla è spesso addolcita con miele e un tocco di Marsala o Moscato, quindi glassata o semplicemente spennellata con l’uovo e decorata con ciliegie candite e altra frutta, o con una spolverata di pistacchi tritati.
Torrone
DOVE TROVARLO: In tutta Italia, anche se è originario della Lombardia.
Il torrone è un dolce principalmente a base di miele, albume d’uovo sbattuto, mandorle, cialde, nocciole e vaniglia.
Quasi tutte le regioni d’Italia ne rivendicano le origini – e, in effetti, esistono decine di varianti in tutto il Paese – anche se per la versione più classica e antica si deve guardare alla città lombarda di Cremona.

Secondo la storia culinaria, infatti, il dolce fu creato nel 1441 per il matrimonio di Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti, duca e duchessa di Milano.
Non che prima di allora il torrone non esistesse.
Alcuni ritengono che i romani lo gustassero già nel II e I secolo a.C., in quanto i testi dell’epoca affermano che i Sanniti, un’antica civiltà dell’attuale Campania, inventarono una prelibatezza composta da oli di semi, albume d’uovo e miele che assomiglia un po’ al torrone.
Allo stesso modo, le descrizioni del nucatum, un dolce a base di noci, miele e albume d’uovo che ha una forte somiglianza con il torrone, appaiono nell’Apicius, un antico libro di cucina romano.
Alcuni storici ritengono che il torrone sia una creazione araba, il che spiegherebbe la sua diffusione nell’Italia meridionale, in particolare in Sicilia.
Ma è a Cremona che la prelibatezza preparata con mandorle, miele e albume d’uovo a forma di torrione cittadino ha preso piede.
Il torrone classico di Cremona contiene miele, mandorle, nocciole, zucchero, albume d’uovo e cialde e può essere duro o morbido: il primo cuoce fino a dieci ore, il più morbido non supera le tre.
Bustrengo
DOVE TROVARLO: Nelle Marche e in Emilia-Romagna
Mosto d’uva cotto, pane raffermo, uova, riso e scorze di agrumi sono gli ingredienti della cucina povera utilizzati per preparare il tradizionale bostrengo, una delizia marchigiana ed emiliano-romagnola la cui ricetta e persino il nome variano da paese a paese (potresti trovarlo anche con il nome di burlengo o frustingo).

Il suo nome dialettale sembra essere di origine barbarica, probabilmente legato alla presenza dei Celti in Romagna, sebbene le prime tracce del dolce e della sua preparazione risalgano al Medioevo.
Anche la sua paternità è contesa tra il mondo contadino della bassa Romagna e quello delle alte Marche.
Quel che è certo è che il bostrengo nasce dalla necessità di non buttare via il pane secco.
Per questo motivo era, ed è tuttora, un dolce tradizionale “svuotacredenza” (alcune versioni contano più di 30 ingredienti!) che continua a fare la sua comparsa sulla tavola di Natale anche oggi.