- BY ISSIMO
- Settembre 26, 2024

Angela Frenda è un nome e un volto che molto probabilmente avrai letto sui giornali, visto in TV e seguito sui social. Responsabile editoriale di “COOK”, la rivista mensile dedicata alla cucina del Corriere della Sera, Angela ha seguito il suo cuore trasformando la sua passione personale per il cibo e la cucina nel lavoro dei suoi sogni oltre dieci anni fa. Oggi è uno dei nomi più rispettati nel panorama editoriale italiano del food oltre a essere la fondatrice di “WIF” (Women In Food), un evento annuale che riunisce professioniste di spicco provenienti da tutto il panorama enogastronomico mondiale per discutere del ruolo del cibo nell’emancipazione femminile. In effetti, Angela è stata una figura chiave che ha ispirato la nostra serie ISSIMO X Le donne del vino.
Continua a leggere per scoprire di più su come Angela ha intrapreso un percorso inaspettato nel giornalismo che l’ha portata fino al suo attuale ruolo, e i suoi consigli per le donne che desiderano intraprendere una professione in qualsiasi aspetto dell’industria agroalimentare. Ci dà anche qualche consiglio su alcuni dei suoi ristoranti preferiti in Italia!
Ci puoi spiegare il tuo percorso professionale e come la tua passione per il cibo si è trasformata nella carriera dei tuoi sogni?
È una storia strana, perché non avevo una formazione in campo enogastronomico. Ho iniziato la mia carriera come giornalista politica al Corriere della Sera, il principale quotidiano italiano. Ma ho sempre continuato a coltivare una mia passione tutta personale, ovvero insegnare agli altri a cucinare e scrivere libri di cucina, cosa che ho fatto fin da giovane. Fare la giornalista politica era molto impegnativo e faticoso, con orari lunghi, tanti viaggi e notti in bianco, e sono arrivata a un punto in cui ho iniziato a sentirmi davvero stanca. È successo circa dieci anni fa, quando mio figlio aveva tre anni.
In quel periodo, il direttore del Corriere della Sera decise di aprire una rivista dedicata al cibo all’interno del giornale. Dev’essere stato uno dei primi giornali in Italia a farlo. Sapeva che avevo una grande passione per il cibo e mi chiese se volevo dare una svolta completa alla mia carriera e assumere il ruolo di responsabile editoriale della rivista COOK. All’epoca mi è sembrata una cosa folle (e molti miei colleghi mi davano della pazza!) perché avevo una carriera avviata e di successo in politica. Ma ho deciso di seguire il mio cuore e ho accettato il nuovo ruolo. Dieci anni dopo, eccomi qui!
Come mai, secondo te, il cibo e il vino sono diventati “temi” editoriali di rilievo per molti aspetti diversi della vita e della società?
In Italia, il cibo e il vino non erano considerati temi “seri” su giornali e riviste, nemmeno dieci anni fa. Per gli italiani, il buon cibo e il buon vino sono cose comuni, e non c’era l’enfasi di esplorarli con grande profondità come facciamo oggi.
Quando ho iniziato la mia attività di direttrice di COOK, la sfida era proprio dimostrare che il cibo e il vino sono argomenti reali e seri, collegati a tutti i settori della vita, dall’economia alla politica, alle relazioni sociali, alla cultura e molto altro ancora. Mi sono quindi posta il problema di cambiare il modo in cui comunichiamo con i lettori sul cibo e sul vino. Provo un grande senso di appagamento nell’essere stata la primissima direttrice in questo segmento e nell’aver contribuito a cambiare la percezione che le persone hanno di questi argomenti.
Ci racconti come si svolge una tua giornata o settimana tipo da responsabile editoriale?
La mia giornata tipo la trascorro solitamente nell’ufficio del Corriere della Sera a Milano, dove si trova la sede centrale del giornale. Ogni settimana partecipo alla trasmissione televisiva “È sempre mezzogiorno!” con Antonella Clerici, dove parlo di storie legate a molti aspetti dell’enogastronomia.
Con COOK svolgiamo molte attività diverse, quindi ci sono sempre tante cose da gestire contemporaneamente. Abbiamo una rivista mensile, quindi siamo sempre impegnati nella preparazione di contenuti, oltre a organizzare eventi, prendere contatti con ospiti e collaboratori e realizzare collaborazioni speciali. Ma cerco sempre di trovare un equilibrio tra lavoro e vita privata, soprattutto per poter passare del tempo con mio figlio e il mio cane.
Sei una delle nostre principali fonti di ispirazione per la nostra serie ISSIMO X Le donne del vino; ci parli dell'evento annuale WIF (Women in Food) che organizzi e del motivo per cui l'hai creato?
WIF è il mio sogno e la mia passione! Ho dato vita a questo evento pensandolo come una piattaforma per le donne che lavorano nell’industria enogastronomica mondiale, uno spazio dove poter entrare in contatto, condividere storie e lasciarsi ispirare a vicenda tramite le esperienze vissute nel fare ciò che si ama. Ho notato che molte donne usavano il cibo come mezzo per creare una carriera che fosse la loro vera passione, oppure lo usavano per creare un percorso professionale completamente nuovo per loro stesse. Mi è sembrato davvero straordinario e mi ha ispirato nella creazione di questo evento.
In passato, le parole “donna” e “cibo” messe insieme avevano spesso una connotazione stereotipata e legata a uno specifico ruolo domestico. Ma oggi non è più così. Ora, “donne” e “cibo” significano emancipazione, un modo per migliorare la vita e per realizzare i propri sogni. Volevo creare connessioni tra le donne, incoraggiarle a riunirsi e a condividere le loro storie. Quando lo facciamo, è davvero incredibile!
Ogni anno invito un gruppo eterogeneo di donne dell’industria enogastronomica mondiale, tra cui chef, scrittrici e giornaliste di gastronomia, imprenditrici e molto altro ancora. Ed è stato un vero piacere avere con noi la CEO nonché Direttore Creativo del gruppo Pellicano Hotels Marie-Louise (Sciò) per la nostra ultima edizione! Il nostro evento privato è una bellissima opportunità per condividere idee e ispirazioni, e ogni anno chiedo: “Che cos’è il WIF?”… Non è una domanda facile a cui rispondere, ma è qualcosa di cui discutere a fondo tutte insieme.

“Ora, “donne” e “cibo” insieme significano emancipazione”.

Qual è il consiglio che dai alle donne che desiderano intraprendere una carriera nel settore enogastronomico in Italia?
Io dico che devono avere molta passione per quello che fanno e continuare a seguirla. Questo aspetto è particolarmente importante nel settore enogastronomico. Penso anche che le persone debbano studiare e non smettere mai di studiare e imparare in questo settore. Che si tratti di abbracciare nuove tecnologie, modi di comunicare o di seguire particolari aree di ricerca, credo che il segreto sia non smettere mai di essere curiosi e di imparare.
Date le tue origini napoletane, il cibo e la cucina hanno senza dubbio avuto un ruolo particolarmente significativo nei rituali familiari e nella vita quotidiana. Quali sono i tuoi piatti tradizionali napoletani preferiti?
Adoro la Genovese! Questo bellissimo e riccoragù bianco con cipolle e carne, servito con la pasta, è un piatto tradizionale nella mia famiglia. Mi piace perché è semplice e può fare sia da primo che da secondo. E sì, la pizza. Adoro la pizza… spesso dico che è la prova che Dio esiste! Amo anche gli ingredienti semplici come la mozzarella di bufala, soprattutto in un’insalata caprese. E per dolce, sempre un Babà!
Quali sono, per te, i tre migliori ristoranti in Italia?
Il primo è il Ristorante Europeo Mattozzi di Napoli. Per me è la perfezione e lo consiglio a chiunque voglia gustare i migliori piatti tradizionali come la pizza e il ragù quando si trova in città.
Il secondo è un ristorante chiamato Les Dames Anglaises in Valle d’Aosta, dove vado spesso in inverno. È una cucina molto semplice che prepara i piatti più autentici senza fronzoli, ma in maniera assolutamente superba. C’è una bella terrazza dove si può cenare con una vista spettacolare sul tramonto.
Il terzo è il Ristorante La Pineta sul mare di Marina di Bibbona (Zazzeri, Toscana). Ci vado per i migliori piatti di pesce. Quando arrivi sembra che non sia nulla di che, ma quando poi si apre la porta è come ritrovarsi letteralmente in riva al mare. Adoro i ristoranti con una storia e un’anima, e questo ha sicuramente un grande fascino. Per me, la caratteristica di un ottimo ristorante è che quando esci, pensi già alla prossima volta che potrai tornarci!