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Ciao, Giorgio

27 Novembre 2025

Ciao, Giorgio

Ripercorriamo l’eredità di Giorgio Armani

Il 4 settembre 2025, l’Italia – e con essa il mondo intero – ha perduto uno dei suoi più grandi visionari: Giorgio Armani. Per oltre cinquant’anni, il suo nome ha incarnato una forza creativa ineguagliabile, capace di ridefinire non solo la moda, ma anche il modo in cui viviamo gli spazi, l’ospitalità, lo stile e persino il concetto stesso di eleganza contemporanea. Ma Armani era più di un genio creativo: è stato un mentore, un artista, un artigiano rigoroso e appassionato e, per molti dei suoi concittadini milanesi, una presenza discreta ma sempre calorosa e gentile. Per generazioni, ha incarnato un particolare tipo di raffinatezza italiana: silenziosa, esigente, profondamente radicata nella tradizione, ma sempre in sintonia con il presente.

L’influenza di Armani si è irradiata ben oltre le passerelle. La sua estetica ha plasmato il cinema, il design d’interni più esclusivo, l’ospitalità di lusso nel mondo e persino l’immaginario collettivo di cosa significhi vestirsi – e vivere – con consapevolezza. Ha costruito non solo un marchio, ma un intero universo all’insegna della sobrietà e della convinzione che la bellezza risieda nella semplicità piuttosto che nell’eccesso. La scomparsa di Armani ha segnato la fine di un’epoca, ma la sua eredità continua a influenzare il modo in cui il mondo percepisce lo stile italiano.

Con l’avvicinarsi della fine dell’anno, ci è sembrato giusto rendergli un meritato omaggio qui su ISSIMO – una celebrazione dell’uomo che ha contribuito a definire l’eleganza a noi tanto cara.

I primi passi

Nato l’11 luglio 1934 a Piacenza, nell’Italia settentrionale, Giorgio Armani crebbe negli austeri anni del dopoguerra.

La moda non era il suo destino iniziale: dopo la scuola, si iscrisse all’Università di Milano per studiare medicina. Seguì un periodo di leva obbligatorio nell’esercito, e fu proprio allora che le sue prospettive cominciarono a cambiare, allontanandosi dalla precisione clinica della medicina e orientandosi verso un mondo plasmato dall’estetica, dalla disciplina e dall’osservazione.

I suoi primi passi nel mondo della moda furono modesti, ma al tempo stesso decisivi. Entrò a far parte dell’iconico grande magazzino milanese La Rinascente come vetrinista e assistente alle vendite, assorbendo nozioni su come i capi vengono presentati, su come le persone li scelgono e su come la moda si intreccia con la vita reale. Questa esperienza divenne la base per il suo linguaggio di design, radicato nella sobrietà e in un senso istintivo di come gli abiti dovrebbero adattarsi al corpo.

A metà degli anni Sessanta, disegnava per la linea “Hitman” di Nino Cerruti e lavorava attivamente come freelance. Fu un periodo di profonda crescita professionale per Armani, sia sul piano tecnico – un’immersione nei dettagli del taglio e della costruzione – sia su quello commerciale. Poi, nel luglio del 1975, Armani fece il grande salto. Insieme al suo partner Sergio Galeotti, fondò la maison che avrebbe portato il suo nome: Giorgio Armani S.p.A. Fin dall’inizio, mise in discussione gli eccessi della moda, chiedendosi invece come poter vestire uomini e donne moderni non in base a un ruolo, ma considerando la realtà delle loro vite.

Pietre miliari della moda

L’impatto di Armani sulla moda è stato profondo e duraturo Negli anni Settanta riscrisse le regole dell’abbigliamento maschile con le sue giacche e i suoi completi morbidi e destrutturati -– una sartoria che sembrava muoversi insieme al corpo piuttosto che contenerlo. Per le donne, introdusse una nuova idea di power dressing, una visione che non si basava sul prendere in prestito dal guardaroba maschile, ma che ridefiniva l’affermazione femminile attraverso la semplicità, la fluidità e un taglio impeccabile.

I suoi marchi crebbero nel corso del tempo, dando vita a un impero costruito con rara coerenza: dalla linea haute couture Giorgio Armani a Emporio Armani, Armani Exchange, Armani Casa, Armani Hotels e oltre. Ogni estensione non era una semplice mossa commerciale, ma faceva parte di una visione più ampia, un ecosistema che portava il suo punto di vista in ogni aspetto di quello che oggi chiamiamo “lifestyle”.

A tal fine, il creativo stilista non si limitava a vendere abiti, ma articolava un vero e proprio stile di vita, un modo di vivere definito dalla sobrietà e quell’umile fiducia in sé dal sapore profondamente italiano.

Anche Hollywood si trovò in sintonia con la sua sobrietà. Armani ha contribuito a plasmare il moderno red carpet, offrendo alle star un’alternativa allo spettacolo: un glamour definito dalla semplicità scultorea e dalla sicurezza di chi non ha bisogno di ostentare. La silhouette di Armani – pulita, sicura, inconfondibile – è diventata il simbolo di un nuovo tipo di lusso.

Forse, la cosa più sorprendente è che abbia fatto tutto questo secondo le proprie regole. È noto come Armani abbia resistito agli investitori esterni, mantenendo il pieno controllo della sua azienda su una scala pressoché inedita nel panorama della moda contemporanea. Al momento della sua scomparsa, aveva costruito non solo una casa di lusso globale, ma un vero e proprio simbolo – un vessillo dell’eccellenza del “Made in Italy”.

Eredità

L’eredità di Giorgio Armani non è semplicemente il suo archivio, per quanto vasto. È il cambiamento di paradigma da lui stesso avviato, lontano dagli eccessi ornamentali e proiettato verso un’eleganza che si basa su equilibrio, chiarezza e determinazione. Aveva capito che la semplicità, se eseguita con assoluta precisione, diventa essa stessa una forma di seduzione.

E così ha offerto alla moda un modello più lento e consapevole. Mentre l’industria correva a passo spedito, Armani si è mantenuto fedele ai princìpi di artigianalità e costanza, dimostrando che un marchio ha bisogno di dignità – e non di fretta – per poter evolvere. I suoi capi non erano pensati per le stagioni, ma per le vite – una filosofia che oggi appare straordinariamente moderna.

La sua visione si è estesa senza soluzione di continuità agli ambienti da lui stesso creati: la serena geometria di Armani Casa, la tranquillità architettonica dei suoi hotel, il minimalismo curato dei suoi ristoranti. Molto prima che l’espressione “lifestyle brand” entrasse a far parte del vocabolario della moda, Armani aveva costruito un intero universo a sua immagine e somiglianza.

Al di sopra di tutto, c’era l’uomo: disciplinato, riflessivo, sempre meticoloso. Chi ha lavorato con lui ha spesso descritto l’intensa concentrazione che lo caratterizzava – quella di uno stilista che credeva che l’eleganza non fosse una superficie da adornare, bensì un modo di approcciarsi al mondo. E quest’etica, al pari di qualsiasi altro indumento, è la sua più grande eredità.

Oggi, l’influenza di Armani rimane visibile ovunque: nelle spalle morbide della sartoria contemporanea, nell’affermazione degli interni minimalisti, nel rispetto globale per l’artigianato italiano. Giorgio Armani ci ha lasciato, ma il mondo che aveva immaginato – sobrio, raffinato, inconfondibilmente suo – continua a dare forma al futuro della moda.

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