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I custodi della bellezza

June 11, 2025

I custodi della bellezza

Alla scoperta del FAI, il National Trust tutto italiano

È facile pensare che il patrimonio culturale e naturale italiano si conservi da sé. Ma dietro le facciate da cartolina e i siti Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO si nasconde una realtà ben più complessa, dove ville secolari, abbazie fatiscenti, giardini dimenticati e paesaggi trascurati richiedono cure e attenzioni costanti, manutenzione e... tanto amore.

Ed è qui che entra in gioco il FAI - Fondo per l’Ambiente Italiano, il National Trust tutto italiano. Fondato nel 1975 da un gruppo di intellettuali e filantropi illuminati (in realtà sono state due donne a determinarne la nascita: Elena Croce, figlia del celebre filosofo Benedetto Croce, e la sua amica Giulia Maria Mozzoni Crespi), il FAI nasce da una convinzione semplice ma potente: che l'immenso patrimonio italiano debba essere tutelato non solo dallo Stato, ma anche dai suoi cittadini. E che preservare questi luoghi di valore storico, artistico e ambientale non sia solo un gesto dettato dalla nostalgia, ma un modo per plasmare il futuro culturale del Paese.

Area costiera dell'Isola di Ponza – Bene tutelato dal FAI

A cinquant’anni dalla nascita, quella visione si è concretizzata in una delle fondazioni no-profit più attive d’Italia, con oltre 1,5 milioni di visitatori all'anno, 70 siti aperti al pubblico e una rete in continua espansione di volontari, donatori e “giornate FAI”, che accendono l’entusiasmo nazionale. Se il National Trust britannico evoca passeggiate in campagna e tè con panna nelle dimore dei Tudor, il FAI offre una versione tutta italiana di tutela culturale, all’insegna della dolce vita: ville aristocratiche trasformate in musei, monasteri isolati restituiti al loro quieto splendore e sentieri panoramici che si snodano lungo la costa, riaperti agli escursionisti dopo decenni di abbandono.

Cosa fa esattamente il FAI?

Il FAI acquisisce, restaura e gestisce proprietà di rilevanza storica, artistica o ambientale in tutta Italia. Si va dai giardini barocchi in Lombardia ai castelli medievali in Piemonte, dai fari ottocenteschi in Sicilia alle cappelle romaniche sugli Appennini. Ma una volta restaurati, questi luoghi non diventano semplici musei polverosi: al contrario, vengono trasformati in spazi vivi e pulsanti, con mostre, eventi, concerti e programmi educativi che donano loro nuova linfa, rendendoli accessibili sia per i residenti che per i turisti.

Tra gli appuntamenti più amati ci sono senza dubbio le Giornate FAI di Primavera, che si tengono ogni anno a marzo. Per un solo weekend, centinaia di luoghi normalmente chiusi in tutta Italia – da palazzi privati a giardini segreti – aprono le porte al pubblico, spesso sotto la guida di giovani volontari che, con entusiasmo e passione, raccontano la storia dei tesori delle loro città. È una sorta di connubio tra un open day culturale e una parata d’orgoglio civico. Gli italiani le adorano: sono oltre 11 milioni i visitatori che, dalla prima edizione del 1993, vi hanno preso parte.

Villa e Collezione Panza (Varese) – Bene tutelato dal FAI

Non solo luoghi da cartolina

Il lavoro del FAI va ben oltre l’estetica. Molti dei beni sotto la sua tutela si trovano in ambienti fragili o in aree svantaggiate, dove “conservazione” significa anche valorizzare la resilienza della comunità, promuovere il turismo e rafforzare l’identità locale. Prendiamo Cala Junco, una caletta mozzafiato sull’isola eoliana di Panarea: il FAI la gestisce non solo come un luogo di straordinaria bellezza, ma come un vero ecosistema, collaborando con esperti ambientali per proteggere la sua biodiversità marina unica.

Oppure Villa Necchi Campiglio, nel cuore di Milano: un gioiello architettonico degli anni Trenta di Piero Portaluppi, un tempo dimora di una prestigiosa famiglia di industriali. Salvata dal degrado grazie al FAI e ora aperta al pubblico, racconta non solo lo splendore di una determinata epoca milanese, ma anche la storia dell’Italia del Novecento: la sopravvivenza alla guerra, la prosperità del successivo boom economico e la lenta trasformazione del privilegio privato in bene pubblico.

Perché è importante

Per chiunque ami l’Italia e voglia andare oltre il gelato e le guide turistiche, sostenere il FAI è un modo concreto per entrare in contatto con l’anima più autentica del Paese. In un momento in cui il turismo riprende slancio e le sfide globali minacciano siti delicati in tutta la penisola, l’impegno della fondazione è più cruciale che mai.

L’Italia vanta il maggior numero di siti UNESCO al mondo, ma con i bilanci statali sempre più risicati e una lista infinita di interventi di manutenzione da eseguire, le istituzioni pubbliche non possono farcela da sole. È qui che entra in gioco il FAI – e anche tu puoi fare la tua parte.

L’iscrizione annuale è aperta a tutti, anche ai sostenitori internazionali, e offre non solo l’accesso ai beni, ma anche la possibilità di partecipare a inaugurazioni private, conferenze ed eventi speciali.

Come partecipare

Semplice: vai sul sito del FAI e clicca su FAI LA TESSERA. Segui le istruzioni, e diventerai socio in meno tempo di quello che serve per preparare un espresso.

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