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ISSIMO X Le Donne del Vino: Lucia Monti

June 11, 2025

ISSIMO X Le Donne del Vino: Lucia Monti

Incontriamo la produttrice di vino e imprenditrice alla guida di Tommasone Vini di Ischia

Ti presentiamo Lucia Monti, l’anima di Tommasone Vini, una cantina a conduzione familiare immersa nei terreni vulcanici dell’isola di Ischia. Come enologa, produttrice di vino e imprenditrice, Lucia porta avanti una lunga tradizione vinicola con un approccio fresco e lungimirante, fondendo sapientemente tradizione e innovazione, sostenibilità e storytelling. Sotto la sua guida, la cantina Tommasone è diventata un punto di riferimento per la qualità sull’isola, producendo vini che racchiudono in ogni bottiglia lo spirito, il carattere e la bellezza di Ischia. Desideri saperne di più?

Tu sei stata la prima donna a guidare la cantina di famiglia – un traguardo storico nella tradizione vinicola di Ischia. Com’è stato assumere questo ruolo in un settore considerato da sempre prerogativa maschile?

Fortunatamente, il panorama è cambiato parecchio negli ultimi anni. Oggi non sono affatto rare le donne alla guida di un’azienda vinicola – questo per svariati motivi, ma soprattutto perché le donne stanno semplicemente reclamando uno spazio che un tempo era loro precluso. Ciò che trent’anni fa poteva apparire fuori dal comune, oggi non fa più notizia, e questo è già un importante segnale di progresso.

Detto questo, credo che, come donna, si debba dare quel qualcosa in più – lavorare sodo, spingersi oltre – per dimostrare che una donna può dirigere una cantina con la stessa competenza di chiunque altro. Ma ci stiamo arrivando, e il panorama sta pian piano evolvendo.

Ci racconti la storia di Tommasone Vini e come hai raccolto l’eredità familiare?

Tommasone Vini è una cantina di quarta generazione, le cui radici risalgono a mio nonno Tommaso – o “Tommassone”, come veniva affettuosamente soprannominato. Il nome della cantina è proprio un omaggio a lui. Già allora produceva vino qui a Ischia, ma dopo la sua scomparsa nel 1980, mio padre emigrò in Germania. È lì che sono nata – sono per metà tedesca – ma il mio legame con Ischia non si è mai spezzato.

Alla fine degli anni ’90, mio padre è tornato sull’isola e ha iniziato a ristrutturare l’antica cantina. Ha piantato i primi vigneti nel 2004 e, poco dopo, ha avuto luogo la nostra prima vendemmia. Io sono entrata ufficialmente in azienda nel 2009, dopo aver concluso i miei studi in enologia. Ma anche prima di allora, ho sempre saputo che sarei tornata in Italia per far parte di questa storia. Assumere il mio attuale ruolo è stato naturale, ma anche profondamente significativo: non si tratta solo di portare avanti un’eredità familiare, bensì di coltivare un legame con questa terra e le sue tradizioni.

La filosofia di Tommasone Vini si basa sul concetto di “less is more”. In che modo questa visione si riflette nel lavoro in vigna e in cantina, e come influenza lo stile dei vostri vini?

Il nostro approccio punta decisamente sulla qualità, piuttosto che sulla quantità. Siamo una cantina di dimensioni medio-piccole: produciamo al massimo 100.000 bottiglie l’anno, tutte provenienti dai nostri vigneti, che si estendono per 13 ettari qui a Ischia. Ogni fase del processo, dalla vigna alla bottiglia, è seguita internamente con la massima cura.

Prendiamo, per esempio, il nostro spumante metodo classico: lo produciamo interamente in azienda, in piccoli lotti, e stiamo persino sperimentando l’affinamento sott’acqua per una selezione limitata di bottiglie. È un buon esempio di come ci piaccia coniugare tradizione e innovazione consapevole.

In definitiva, la nostra filosofia del “less is more” significa restare concentrati e consapevoli: produrre pochi vini, ma farli al meglio. Vini che parlano dell’isola, del territorio e della nostra passione per la natura, nel lasciarci ispirare da essa.

In che modo il terroir dell’isola si esprime nelle vostre etichette più rappresentative (Per’e Palummo, Rosamonti, Pithecusa)?

Dico sempre che tutto ciò che ci circonda – la terra, il mare, il sole – lo si ritrova poi nel bicchiere. La natura vulcanica di Ischia è l’elemento fondamentale dell’unicità dei nostri vini. La ricchezza del suolo, unita alla brezza marina costante e al sole intenso dell’isola, crea un microclima davvero particolare, che si traduce in carattere e intensità aromatica.

Lavoriamo inoltre con vitigni autoctoni come la Forastera e la Biancolella, coltivati quasi esclusivamente qui. Sono uve che incarnano davvero lo spirito dell’isola. La Biancolella, in particolare, è il vitigno bianco per eccellenza di molte cantine ischitane, e rappresenta il cuore di diverse nostre etichette. Ogni varietà, ogni vigneto porta in tavola qualcosa di diverso, ma tutti condividono una vivace mineralità e una freschezza che raccontano alla perfezione questa terra.

La cantina propone anche degustazioni e visite guidate. Come integri queste esperienze di ospitalità nello storytelling del brand e della cultura enologica ischitana?

La nostra idea di ospitalità è perfettamente coerente con la nostra filosofia generale: “less is more”. Privilegiamo la qualità, l’attenzione ai dettagli e il rapporto personale – tanto nella produzione quanto nel modo in cui accogliamo i visitatori.

Non offriamo tour di gruppo o degustazioni ampie e impersonali. Lavoriamo solo su prenotazione e proponiamo visite private, pensate su misura per ogni ospite. Dopo una passeggiata guidata attraverso il vigneto, i nostri ospiti possono godere di una speciale degustazione al proprio tavolo, scegliendo tra varie proposte in base alle loro preferenze. Questo formato consente un’esperienza più intima e autentica, e ci dà la possibilità di condividere veramente la storia della nostra terra, della nostra uva e della nostra famiglia.

Dietro le quinte, la cantina è una realtà profondamente familiare. Io mi occupo della parte amministrativa e commerciale, mentre mio marito – anche lui enologo – segue la produzione insieme a un piccolo team. Durante la stagione turistica, entrambi accogliamo personalmente i visitatori. È un modo meraviglioso per entrare in contatto diretto con chi beve i nostri vini e trasmettere un pezzetto del patrimonio vitivinicolo di Ischia, un calice per volta.

Il rispetto della tradizione si accompagna al desiderio di innovare. Come vedi il futuro di Tommasone Vini nei prossimi anni – in termini di sostenibilità, storytelling o nuovi mercati?

Guardando al futuro di Tommasone Vini, il nostro obiettivo è crescere in maniera costante, restando fedeli alle nostre radici. Il mercato italiano – in particolare quello regionale – resta il nostro punto di riferimento più forte e importante; siamo incredibilmente fortunati a trovarci in un luogo come Ischia, che ogni anno accoglie migliaia di visitatori. L’isola stessa, insieme ad aree vicine come la costiera sorrentina, rappresenta l’occasione ideale per far conoscere i nostri vini a un pubblico curioso e variegato.

Essendo una cantina dalla produzione limitata, entrare nei grandi mercati internazionali è una vera e propria sfida – i numeri non sono sufficienti per una distribuzione su larga scala. Detto ciò, teniamo sempre d’occhio eventuali opportunità all’estero, e al momento stiamo lavorando per ampliare la nostra offerta di ospitalità con la creazione di un wine lodge, che ci permetterà di accogliere ancora più ospiti e farli immergere nella nostra storia.

Per noi, “innovare” significa anche approfondire il legame tra prodotto e territorio. Che si tratti di pratiche agricole sostenibili, di una narrazione più consapevole o di nuove modalità di accoglienza, il nostro obiettivo è sempre lo stesso: onorare la storia che abbiamo ereditato, facendo in modo che evolva – in maniera armoniosa – con il tempo.

Se dovessi descrivere l’essenza di Tommasone Vini con tre parole, quali sceglieresti?

Tenacia, amore e resistenza.

Quale vino consiglieresti in abbinamento a un piatto tradizionale come il coniglio all’ischitana?

Direi il nostro Biancolella classico – e in particolare il Biancolella Riserva – è l’abbinamento perfetto per il coniglio all’ischitana. È una ricetta che spesso prevede l’uso del vino bianco, per cui ha senso abbinarla a un bianco, sia per gusto che per tradizione.

Detto questo, se qualcuno preferisse un rosso, anche il nostro Per’e Palummo è una scelta eccellente. È un vitigno autoctono dell’isola, con carattere e struttura sufficienti da reggere il confronto con la ricchezza del coniglio. Dipende tutto dal gusto personale, ma entrambi i vini sanno valorizzare questo piatto a modo loro.

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