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Romaeuropa, il festival che accende la curiosità di Roma

2 Ottobre 2025

Romaeuropa, il festival che accende la curiosità di Roma

Dagli esordi a Villa Medici alle ribalte internazionali, il Romaeuropa Festival continua a sorprendere, ispirare e coinvolgere il pubblico

Ballet Nacional de España, Marcos Morau - Afanador - ph Merche - Burgos

Poche città possono competere con Roma in quanto a spettacolo, ma sul fronte della programmazione culturale, il Romaeuropa Festival si è guadagnato un ruolo al tempo stesso audace e imprescindibile. Nato nel 1986 nei giardini rigogliosi di Villa Medici, l’evento – che dura due mesi e mezzo – porta da quasi quarant’anni danza, teatro, musica e arti visive da tutto il mondo nel cuore della Città Eterna.

In occasione del 40º anniversario di Romaeuropa abbiamo incontrato Fabrizio Grifasi, Direttore Generale e Artistico, per parlare del passato, del presente e del futuro del Festival. Dai momenti indimenticabili nelle piazze romane al suo ruolo di trampolino di lancio per talenti emergenti, Grifasi riflette su ciò che rende unico Romaeuropa, e sul perché la curiosità resti al centro della sua missione.

Quali sono stati alcuni dei momenti più significativi nella storia del festival, e in che modo hanno influenzato l’edizione di quest’anno?

Fabrizio Grifasi: Il primo decennio del festival, dal 1986 al 1996, è stato indimenticabile. Abbiamo debuttato a giugno a Villa Medici, per poi espanderci in scenari romani straordinari come Villa Massimo, la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, Piazza Navona per la Festa della Bastiglia nel 1989 e Piazza del Popolo per i Mondiali del 1990. Questi luoghi hanno dato al festival un carattere unico: artisti di livello internazionale, discipline che spaziavano dalla musica alla danza, al teatro, tutto messo in scena in cornici che solo Roma può offrire.

Quando nel 1997 il festival si è spostato in autunno, abbiamo mantenuto questa vocazione: portare a Roma artisti internazionali raramente presenti in questa città, sostenere una nuova generazione di talenti e intrecciarci con la rete culturale romana, collaborando con il Teatro Argentina, l’Auditorium, il Palazzo delle Esposizioni e oggi anche con il Teatro dell’Opera. Romaeuropa ha sempre puntato a questo: rafforzare il tessuto culturale della città offrendo al pubblico qualcosa di nuovo.

Quest’anno si celebra la 40ª edizione. Cosa l’appassiona di più del programma?

(LA)HORDE, Ballet National de Marseille - Chronicles: Estratti da Room with a view e Age of Content - ph AUDE ARAGO

Gli anniversari sono un’occasione per riaffermare i propri valori. Per noi questo significa apertura al mondo. Roma è sempre stata un crocevia e, attraverso l’arte e la cultura, continuiamo questa tradizione di dialogo. Quest’anno il programma spazia dalle percussioni taiwanesi alla danza africana e brasiliana, con Laurie Anderson da New York, il Ballet Nacional de España, il Ballet National de Marseille, un focus sulla Lituania e giovani coreografi fiamminghi. È un intreccio di grandi nomi e nuovi volti, sempre con lo sguardo rivolto al ricambio generazionale.

Allo stesso tempo, l’impegno verso gli artisti italiani resta centrale. Penso a Fabiana Iacozzilli: presentata per la prima volta a Romaeuropa nel 2018, torna ora con un nuovo progetto co-prodotto con il Teatro Stabile dell’Umbria, già in partenza per una grande tournée nazionale. Storie come la sua dimostrano che sostenere le giovani voci è essenziale per la nostra missione.

In termini di impatto culturale, come vede oggi il ruolo di Romaeuropa a Roma?

Per due mesi e mezzo, il festival definisce davvero una stagione nella città. Presentiamo oltre 100 progetti e 250 spettacoli in 20 diverse sedi, coinvolgendo 60.000 spettatori. L’impatto non è solo culturale, ma anche economico: durante il festival impieghiamo più di 60 persone, generiamo migliaia di pernottamenti negli hotel e collaboriamo con numerosi fornitori romani.

Ma impatto significa anche diversità. In un concerto trovi giovani che scoprono nuove musiche; in un altro, famiglie che vivono insieme per la prima volta l’esperienza del teatro. Questa capacità di riunire generazioni, comunità e prospettive diverse è, a mio avviso, fondamentale per Roma.

U-Theatre - Sword of Wisdom - ph Khalid Albusaidi

Guardando al futuro, quali sfide e opportunità vede per il festival?

Nell’attuale contesto, in cui i confini sembrano chiudersi e il dialogo diventa più difficile, il nostro ruolo di festival internazionale è ancora più importante. Siamo determinati a continuare ad aprire le porte, facendo circolare artisti, storie ed estetiche oltre i confini nazionali. Inoltre realizziamo co-produzioni con festival e teatri europei e del resto del mondo, creando una rete che promuove la creatività a livello globale.

Un’altra sfida è stare al passo con i nuovi linguaggi: tecnologia, interdisciplinarità, forme ibride. Non si tratta solo di tendenze, ma del futuro stesso, e sono gli artisti a tracciarne la strada. Il nostro compito è accompagnarli, rischiare insieme a loro e contribuire a portare le loro visioni al pubblico.

Per chi non è mai stato a Romaeuropa, perché venire?

La petitamalumaluga - BeatlesForBabies - ph Trist†n PÇrez-Mart°n

Perché c’è qualcosa per tutti. Dalle grandi prime internazionali a un programma interamente dedicato a bambini e famiglie, l’offerta è straordinaria. Ho visto famiglie che raramente frequentano il teatro commuoversi fino alle lacrime davanti a uno spettacolo per l’infanzia. Romaeuropa significa coltivare la curiosità: la gioia di lasciarsi sorprendere, di condividere una serata speciale con amici o familiari, di uscire dalla quotidianità. Ed è proprio questo il ruolo dell’arte.

E infine, con quanto anticipo iniziate a pianificare la prossima edizione?

Il 2026 è già piuttosto strutturato e stiamo tracciando le linee per il 2027. Per le collaborazioni e le tournée internazionali bisogna programmare con largo anticipo. Per esempio, con il Giubileo di quest’anno a Roma abbiamo dovuto prenotare gli hotel già un anno fa! C’è molta logistica, certo, ma è anche ciò che rende il tutto più entusiasmante. Scommettere su nuove produzioni, puntare sui giovani artisti: fa parte dello spirito di Romaeuropa.

Il Romaeuropa Festival prosegue fino al 16 novembre.

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