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Il luogo: Sant'Eustachio,
il bar icona di Roma

Il luogo: Sant’Eustachio,
il bar icona di Roma

Emporio Sant'Eustachio, Rome Italy

Un mercoledì mattina di fine giugno, il Caffè Sant’Eustachio è pieno di gente.
Ai tavoli all’aperto che si affacciano su Piazza Sant’Eustachio, gli avventori – un mix di romani e viaggiatori ancora assonnati dal jet lag, pensionati e impiegati – sorseggiano cappuccini e assaporano cornetti mentre i camerieri in uniforme passano a zig zag consegnando un ordine dopo l’altro.
All’interno, i clienti si dirigono verso la cassa e poi verso il bancone, dove i caffè vengono distribuiti con precisione.

A prima vista, la scena non è molto diversa da quella degli altri bar di Roma.
Ma è il luogo a essere diverso: il Caffè Sant’Eustachio è il caffè più famoso della Città Eterna. Fermarsi a bere un caffè qui è come visitare un vigneto del Chianti: rappresenta un’esperienza e il modo migliore per toccare con mano l’eccellenza italiana.

“È una destinazione”, dice Raimondo Ricci, co-proprietario del bar insieme al fratello, mentre ci sediamo davanti a un caffè (ovviamente).
“Non si tratta solo di un posto dove si viene per una rapida dose di caffeina, ma di un luogo che è immerso nella storia della città e che ha come scopo quello di servirti la migliore tazza di caffè che tu abbia mai bevuto”.

Fondato nel 1938 – anche se il locale esisteva già nel XVIII secolo, quando si chiamava semplicemente “Caffè e Latte”, racconta Ricci – Sant’Eustachio è infatti da tempo legato al tessuto culturale e sociale di Roma.

“Ai tempi, questo era il cuore della città”, dice Ricci.
“Nelle vicinanze c’erano teatri e cinema, uffici e palazzi governativi. La prima università era dietro l’angolo, così come – e lo è ancora oggi – Palazzo Madama, sede del Senato. Sant’Eustachio era al centro di tutto”.

Per diventare un’istituzione non ci volle molto tempo.
Dagli attori ai politici, chiunque passava da Sant’Eustachio per un espresso, soprattutto dopo il 1948, quando il bar iniziò a tostare i propri chicchi (nel 1999, quando Ricci e suo fratello rilevarono l’attività,
Sant’Eustachio iniziò a importare direttamente da piccole cooperative
in Brasile, Guatemala, Repubblica Dominicana, Etiopia e dalle isole di Sant’Elena e delle Galapagos, per garantire un maggiore livello di qualità).

Anche gli interni del caffè hanno contribuito al suo status.
“Mentre la maggior parte dei bar di allora era costruita in legno, Sant’Eustachio aveva pareti curve in muratura bianca”, racconta Ricci.
“Era molto innovativo, il che lo rendeva di tendenza. Per molte persone era un luogo dove vedersi ed essere visti”.

Il design è rimasto invariato, trasformando il locale in una finestra su un’epoca passata.
Alle pareti, foto in bianco e nero di decenni passati aggiungono un ulteriore elemento di nostalgia all’intero spazio.
Anche il menu non è cambiato dal 1938 (“se un cliente chiede un ginseng o un panino, dobbiamo dirgli di no, perché non li facciamo”, racconta Ricci).

“Sicuramente non sembra ‘nuovo’, ma credo che mantenere l’atmosfera originale abbia senso, data la sua eredità”, dice Ricci.
“L’atmosfera d’altri tempi fa parte della sua anima”.

Così come il giallo brillante del suo marchio e il cervo con una croce tra le corna che caratterizza il logo.
Se lo mostri a qualsiasi romano, lo riconoscerà subito come quello di Sant’Eustachio.

E poi, naturalmente, c’è il caffè stesso.
Ricco e cremoso, realizzato con 100% arabica di prima qualità e dolcificato con lo zucchero a meno che tu non lo richieda espressamente (una caratteristica tipica di Sant’Eustachio), il suo caffè è la vera essenza di questo bar apparentemente senza pretese.

Però non è detto che tu riesca a vedere come viene preparato: le macchine da caffè di Sant’Eustachio sono nascoste da piastre di alluminio perfettamente posizionate, in modo che i baristi possano preparare i loro caffè lontano dagli sguardi.
“Abbiamo sempre seguito una ricetta segreta, che non è cambiata fino ad oggi”, spiega Ricci.
“Per questo ci sono le piastre”.

Ad ogni modo, il risultato è fantastico.
E, per fortuna, non è più qualcosa che si può gustare solo a Roma.

Negli ultimi anni, Sant’Eustachio è arrivato a produrre miscele confezionate, barattoli e capsule – si dice che Eric Favre, che ha inventato la macchina da caffè Nespresso, abbia avuto l’idea mentre beveva un caffè da Sant’Eustachio – e tutti questi prodotti possono essere acquistati su ISSIMO e consegnati direttamente a casa tua.

“È il meglio del meglio”, dice Ricci.
E la cosa più vicina a iniziare la giornata come fanno i romani (e gli italiani in generale).

Un consiglio: dopo aver visitato l’originale, non dimenticare di sbirciare anche l’Emporio Sant’Eustachio, il fratello minore del bar.
Aperto nel 2021 in Via della Maddalena, vicino al Pantheon, ha un’atmosfera cool e alla moda, interni di design e un caffè altrettanto buono.